La meditazione vipassana e la saggezza interiore
La meditazione di consapevolezza o vipassana è una pratica insegnata dal Buddha e diffusa nelle diverse tradizioni buddiste con la finalità di purificare la mente/cuore dalle afflizioni e sviluppare la saggezza a livelli progressivamente più profondi e raffinati.
Nell’antica lingua pali utilizzata dal Buddha nei suoi discorsi ai laici, la parola vipassana significa visione profonda, vedere le cose in profondità al di là delle apparenze fenomeniche illusorie.
La meditazione di consapevolezza è un training sistematico alla coltivazione di fattori salutari della mente/cuore, come la presenza mentale, l’accoglienza, la pazienza, l’equanimità, la fiducia, la calma concentrata, la benevolenza e la compassione.
Come meditare
Attraverso la vipassana il praticante è invitato a coltivare i fondamenti della consapevolezza, a cominciare dall’esperienza diretta della consapevolezza del corpo e del respiro per arrivare a cogliere le più sottili esperienze del sistema mente /corpo.
Il riferimento principale di questa pratica si trova nei discorsi del Buddha e in particolare nell’Apananasati Sutta e nel Satipatthana Sutta.
La consapevolezza del respiro è coltivata nelle diverse scuole ponendo l’attenzione sulle sensazioni dell’espandersi e rilassarsi dell’addome oppure sulle sensazioni del contatto dell’aria alle narici durante l’inspirazione e l’espirazione.
La consapevolezza del respiro funge da base per concentrare la mente che gradualmente osserva le diverse sensazioni del corpo in maniera sempre più raffinata per poi essere in grado di cogliere le dinamiche dei pensieri e degli stati mentali.
Il training prevede quindi dapprima un radicamento dell’osservazione nel corpo e nel respiro, per poi osservare i fattori mentali e la coscienza.
Nel sentiero buddista la contemplazione è ulteriormente portata alla visione profonda dei fenomeni, o dhamma, intesa come contemplazione delle Quattro Verità dei Nobili e delle caratteristiche universali dell’impermanenza, della sofferenza e del non sé.
La vipassana è un processo di purificazione della mente e di maturazione della saggezza che consiste principalmente nell’essere testimoni della propria esperienza globale, attraverso l’osservazione in profondità del flusso esperienziale costituito dal complesso e continuo interagire di sensazioni corporee, stati mentali, emozioni e pensieri.
La pratica continuativa dell’attenzione ed osservazione permette al meditante di raccogliersi sempre più in una dimensione di calma concentrazione interiore, caratterizzata dal rilassamento e da una progressiva riduzione delle attività del pensiero: il corpo e la mente si rilassano e l’attenzione che all’inizio era distratta si fa sempre più focalizzata.
A partire da questa condizione, continuando la meditazione, è possibile sperimentare stati di coscienza ulteriormente raffinati, liberi dall’agitazione che normalmente pervade la mente, in cui vi è assenza di tensione e di emozioni disturbanti e in cui prevalgono la quiete e una caratteristica capacità di apertura verso l’esperienza e di non reattività.
Il mezzo principale attraverso il quale si realizzano tali condizioni purificate è la consapevolezza, intesa come capacità di accogliere e vedere in profondità. quando sorgono pensieri ed emozioni disturbanti il praticante li nota e li lascia essere, come nuvole scure che attraversano il cielo per essere portate via dal vento senza lasciare traccia.
Questo lasciar essere rappresenta il processo principale della meditazione di consapevolezza, che è la disidentificazione, intesa come capacità di equilibrato distacco dalle cosiddette emozioni distruttive e dai pensieri distraenti: osservando ciò che sorge momento per momento il praticante realizza una ulteriore profondità della consapevolezza come esperienza soggettiva di spaziosità in cui, nella metafora classica, si sperimenta la coscienza spaziosa come il cielo, in cui le nuvole dei pensieri e degli stati gradevoli o sgradevoli passano senza lasciare traccia.
Il progressivo maturare della consapevolezza e della concentrazione comporta l’emergere di stati purificati della mente, caratterizzati da equilibrio, energia, calma interiore, gioia, felicità, amore e compassione.
Diversi livelli della partica
A un primo livello, che riguarda la dimensione psicologica della relazione costruttiva con i pensieri, con le emozioni, con i fattori di stress, la pratica permette di sperimentare le qualità della mindfulness, della spaziosità e della disidentificazione.
Approfondendo la meditazione, con il maturare dell’energia, della concentrazione e della consapevolezza, il meditante diventa in grado di cogliere in profondità i meccanismi che regolano l’esperienza interiore e relazionale, e accede in maniera intuitiva alla conoscenza della realtà dell’impermanenza, della sofferenza e del non sé, le tre caratteristiche della realtà.
A questo livello la pura consapevolezza supera gradualmente la visione egocentrica per cogliere le dimensioni transpersonali della coscienza e dimorare nella contemplazione non concettuale del Dharma (contemplazione della realtà cosi come essa è).
Il cammino della pratica è stato definito negli antichi testi buddisti come ad esempio il Visuddimaggha (Il sentiero della purificazione) scritto da Buddhaghosa nel V secolo dopo Cristo, ed è descritto da Mahasi Sayadaw nel suo insegnamento (si veda La pratica dell’insight, Ubaldini) come un profondo processo di maturazione della saggezza intuitiva.
Nella tradizione di Mahasi esistono delle vere e proprie mappe o modelli del cammino del meditante, che vengono utilizzati dai maestri per accompagnare gli allievi lungo il sentiero.
Nelle parole di U Pandita Sayadaw: “Il fatto sbalorditivo riguardo la mente umana è che quando la visione interiore si manifesta e si approfondisce attraverso la vipassana, o pratica di meditazione di visione interiore, aspetti particolari della verità circa l’esistenza tendono a essere rivelati in un ordine predefinito. Questo ordine è conosciuto come il progresso della visione interiore” (U Pandita Sayadaw, Proprio in questa vita, Ubaldini)
Questo processo di purificazione della mente e di maturazione della saggezza comporta in maniera naturale l’emergere dell’apertura del cuore alla benevolenza ed alla compassione, come lo stesso Dalai Lama precisa:
più acquisiamo dimestichezza con la mente, e riusciamo a trasfondere nella nostra vita, grazie alla meditazione, la realtà della caducità, del dolore e della mancanza del sé, più ci sentiremo intimamente affini agli altri esseri senzienti e, conseguentemente, si svilupperà in noi, con tutta spontaneità, il gentile cuore della compassione. (Introduzione a Il Cuore della Saggezza, di J. Goldstein e J. Kornfield)