Riflessioni sul lavoro con le parti
il bimbo interiore e le competenze del psicoterapeuta
Il psicoterapeuta, nel suo lavoro, chi incontra?
Incontra l’ altro globale, composto da diversi stati dell’io o parti.
Un bimbo che è anche adulto, un essere che è un insieme di forze, di parti o aspetti diversi del sé
Allora questo bimbo va riconosciuto, accolto, ascoltato. Allora questo adulto va riconosciuto.
A volte è un bimbo impaurito, a volte chiuso, arrabbiato o confuso. A volte è un bimbo euforico, contento, creativo e motivato a sperimentare e conoscere il mondo. Altre volte è un’adolescente che lotta per la sua autonomia. A volte è un adulto che sa stare nel mondo, sa stare anche da solo, ha impegno, forza e coerenza. A volte è un adulto che pretende troppo da se stesso, che è troppo centrato sugli obiettivi da raggiungere, si perde la meraviglia del qui ed ora.
L’empatia è sentire il sentire del Bimbo, essergli vicino in modo equilibrato e saggio.
E’ sintonizzarsi con l’adolescente e respirare la sua voglia di vita, di scoperta e indipendenza.
E’ anche essere al passo con l’Adulto, rispettando le sue esigenze.
E’ riconoscere e confermare l‘ Essere globale
In diversi modelli (Gestalt, Analisi Transazionale, Psicosintesi Pnl e Ipnosi Ericksoniana), l’essere umano è visto come un insieme di parti o subpersonalità , non un tutt’unico.
Queste parti, prevalentemente inconsce, possono essere in conflitto, possono essere in crisi, limitate e piene di convinzioni limitanti e di emozioni bloccate, emozioni condizionanti ecc.
Si presume che alcune parti siano più sagge di altre e che esista comunque la possibilità di accedere a un centro interiore di consapevolezza che è al di sopra o al di là delle parti (processo della disidentificazione).
Quando incontro l’altro lo psicoterapeuta si chiede:
Chi è in questo momento?
Chi sta parlando? Quale delle sue parti?
Cosa mi sta chiedendo?
In che modo posso sintonizzarmi sui suoi bisogni reali, in che modo posso rispettare ognuna delle sue parti, aiutandolo a riconoscerle, esprimerle e integrarle?
Riconoscere questa molteplicità della personalità garantisce un cambiamento della visione dell’ego, assai vicino alla visione buddista: non esiste un io solido e unico, ma un insieme di processi che si aggregano a formare quello che conosciamo come “io”. Questo permette una certa presa di distanza dal sé, dal piccolo io ego-centrato.
Il passo successivo è fare esperienza degli stati di apertura del cuore e della mente, al di là della divisione in parti, una integrazione sottile e fondamentale che permette di dimorare sempre più nella pura consapevolezza.
Le tecniche di lavoro sulle parti permettono di riconoscerle, ascoltarle, creare relazione e dialogo con esse.
Soprattutto è fondamentale un profondo lavoro con le qualità della benevolenza e dell’accoglienza compassionevole, così come insegnato dai maestri della terapia e della meditazione: sostenere il paziente nel processo di maturazione di un sano amore verso di sé, inteso come complessità esistenziale di mente-cuore-corpo
La terapia ed il counseling quindi cosa sono, a cosa servono?
Attraverso la psicoterapia aiutiamo la persona a riconoscere ciò che è, ad essere con se stessa in ascolto, empatico e amorevole e quindi ad esserlo anche con gli altri.
Questo processo terapeutico prevede lo sviluppo e la maturazione di qualità e potenzialità della mente e del cuore (apertura, compassione, gioia, amorevolezza).
Qualità che vengono sviluppate sia verso di sé che verso l’altro in un percorso di accoglienza, accettazione, perdono e rispetto.